I Centenari


 
 

FABBRICA V. PINTO



La Ceramica a Vietri sul Mare: l’origine è la differenza.

 
 



Vietri sul Mare

Dal 1850


L'ISTINTO DELLA FANTASIA

La quotidianità nella bottega dei Pinto in Vietri sul Mare ha il sapore antico della tradizione e il profumo giovane dell’innovazione. Da oltre un secolo, tra quelle mura, si scrive un diario di viaggio nel quale sono conservate, per i giovani d’oggi e per quelli che verranno, le parole giuste di un vocabolario ceramico. E’ un diario scritto da cretari, cupaiuoli, vasai, smaltatori, decoratori, fornaciari, ragazzi di bottega, un popolo di artigiani e di artisti che creavano e creano forme, smalti, colori, decori con l’istinto di razza. Un popolo che ha costruito in silenzio, giorno dopo giorno, una civiltà fatta di argilla con dentro la forza del fuoco e la solarità mediterranea. E’ una fabbrica antica, quella dei Pinto, “innestata su altre antiche fabbriche”, dove l’istinto della fantasia, di ieri e di oggi, è quasi sospiro intimo di evasione, di racconti d’altri tempi e di altrui memorie.

Era l’ultimo decennio dell’Ottocento quando Vincenzo Pinto, erede di una famiglia con vocazione ceramica lunga già due secoli, prese prima in fitto e poi acquistò, il 31 gennaio 1910, da Giuseppe Pizzicara «l’intero casamento con annesso giardino… in Vietri sul Mare… composto da un appartamento nobile e di un locale per fabbrica di ceramica…», un “casamento” che già agli inizi di quel secolo era il luogo del ceramicare proprio dei Pizzicara, famiglia che operava tra Vietri e Salerno già nel XVII sec., e poi di Michele e Gaetano Sperandeo: famiglie antiche e tutte di ceramisti.

E fu l’inizio di un viaggio che ancora continua, negli stessi locali di quel fine secolo, pur negli adattamenti necessari alle nuove esigenze produttive. Un viaggio nel quale si sono accompagnati non pochi personaggi del mondo della letteratura e dell’arte in una osmosi di esperienze e di crescita personale e collettiva.

Era il 1931 quando Emilio Cecchi, giornalista del “Corriere della Sera”, giunse a Vietri e visitò la fabbrica di don Vincenzo Pinto; lì fu coinvolto nelle emozioni della creazione vera, quella della materia che si fa forma, che cresce tra le mani di un umile artigiano, capace di ascoltare, percepire l’intenso messaggio del divenire che la creta trasmette al suo modellatore. E fu “Il Vasaio”, un articolo di viaggio, un “pezzo” di letteratura per il quale «ha attinto parole scelte e rare dal suo vocabolario delle emozioni», appuntava Giuseppe Prezzolini, cittadino onorario di Vietri sul Mare

In quello stesso anno, proveniente da Berlino, giungeva nel paese costiero la polacca Irene Kowaliska, che ben presto cominciò a lavorare nella fabbrica dei Pinto prendendo il posto lasciato libero da Barbara Margarete Thewalt Hannasch. Nei suoi diari La Kowaliska annotava: «Don Vincenzino mi lasciava un posto dove potevo lavorare liberamente».

Don Vincenzino Pinto morì il 13 febbraio 1939 lasciando la conduzione della fabbrica alla moglie, Ida Palmenta, ed ai giovani figli Raffaele, Giovanni e Bonaventura. Ma è Raffaele che, in pratica, porta avanti il lavoro iniziato dal padre, sviluppando non solo in quantità, ma soprattutto in qualità la produzione di una fabbrica che, caparbiamente, voleva conservare tutte le caratteristiche della bottega delle mani.




PERSONALITA' ARTISTICHE DI NOTEVOLE RILIEVO

Negli anni del secondo dopoguerra la fabbrica si amplia trasformando in locali chiusi gli spazi aperti delle vecchie vasche di decantazione dell’argilla. Nel 1959 scompare anche la fornace a legna e viene installato il forno a tunnel, alimentato a gasolio: è il primo forno di tipo industriale a far la sua comparsa nelle faenzere vietresi.

Restano, però, gli antichi mulini con le grandi pietre pescate nel mare di Pisciotta per la macinazione delle sabbie di Tropea con i minerali atti a creare, ancora oggi, lo smalto “bianco vietri”, unico a garantire l’origine del prodotto vietrese. Così come si sono conservate le tecniche, i colori della tradizione, la manualità di una produzione che fa di questo paese, affacciato sul mare delle Sirene, un centro di “antica tradizione ceramica”.

Non poche, nel corso degli anni, sono state le personalità artistiche di notevole rilievo, che hanno frequentato la fabbrica Pinto, come il napoletano Luigi Anelli, l’ungherese Amerigo Tot, autore della “Sirena” collocata sulla spiaggia di Positano, Giuseppe Macedonio, che realizzò i grandi bassorilievi ceramici della Fontana dell'Esedra alla Mostra d'Oltremare di Napoli e il locale Giovannino Carrano, artista di grande caratura, il quale nel 1977 realizzò il grande mosaico ceramico che fascia esternamente la fabbrica Pinto al corso principale di Vietri sul Mare.

Intanto Giuseppe Capogrossi intrecciava geometrie fantastiche per moduli decorativi per piastrelle a formazione di quei “pavimenti di sogno” per ogni località geografica, per ogni ambiente abitativo, per ogni luogo dell’anima. Nel frattempo Raffaele Pinto aveva sposato l’olandese Elizabeth Josephine Laming, detta Betty, artista di notevole spessore che, con le sue opere ceramiche, portò un grosso contributo d’arte innovativa alla produzione di quella “faenzera”. Da oltre cento anni il cammino della fabbrica “Vincenzo Pinto” prosegue nella storia della ceramica di Vietri sul Mare, senza soluzione di continuità, pur tra le difficoltà che in questo secolo e passa ha tormentato la società italiana. Oggi custodi di quella tradizione sono Rosaura Pinto e il marito Giovanni Alessandro i quali, nel rispetto di una memoria storica, non disdegnano di guardare a nuove evoluzioni del segno, pensato e realizzato da chi sa cos’è il “sapore della ceramica”.





 
 
I PROTAGONISTI
 
 


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